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Verso le Isole Lofoten

In viaggio verso le Isole Lofoten .Da dove iniziare? Inizio l’articolo senza troppi preamboli perchè sarà lunghissimo.
Ho fatto diversi post sul profilo di Instagram ma vorrei mettere tutto nero su bianco in modo da aiutare chi magari vuole fare un road trip verso la Norvegia. Siamo partiti da Helsinki direzione Isole Lofoten. Noleggiando l’auto presso la filiale Hertz del centro al costo di 1.200 euro per 8 giorni con : 2 licenze di guida, assicurazione completa e viaggio all’estero. (Una curiosità: l’assicurazione non copre in caso di viaggi in Macedonia, Serbia, Russia e udite udite Italia. Siamo considerati un paese a rischio.) Abbiamo suddiviso il viaggio in 9 tappe per un totale di circa 4.000 km e 48 ore di viaggio in 9 giorni.


Prima tappa Helsinki- Oulu. A Oulu soggiorniamo sempre in un albergo della catena Lapland Hotel. Ce ne sono moltissimi in tutta la Finlandia, sono in stile finnico, curati in ogni dettaglio e la colazioni e i pasti sono ottimi. Con la colazione il prezzo si aggira intorno ai 300€ a notte. (I prezzi che vi indicherò nell’articolo saranno tutti in camera doppia con colazione).

Per i pranzi ci siamo sempre fermati lungo la strada in quelli che non chiameremo autogrill ma in realtà sono dei ristoranti gestiti dai locali che hanno solitamente a menù 3/4 piatti al massimo, economici ma buoni (circa 20 euro a testa per un piatto completo con carne, verdura e purè)
Durante la seconda tappa ci siamo fermati nei pressi di Tornio, al confine tra Svezia e Norvegia e le uniche altre persone sedute erano una coppia di italiani, due romagnoli in viaggio con il van e le loro biciclette. Appena hanno saputo che viviamo qui hanno iniziato a bombardarci di domande sulla popolazione, sugli usi, sul cibo. E’ stata una bella chiacchierata ma purtroppo avevamo molta fretta.

Seconda tappa Oulu-Enontekiö nel cumune di Hetta è situato nella regione della Lapponia e dove circa un quinto della popolazione è Sami. Qui abbiamo soggiornato al Hetan Majatalo, un piccolo hotel a conduzione familiare molto particolare con una casina bianca al centro dove viene servita la colazione
e le varie camere all’interno di piccole casine rosse. Spartano ma accogliente e dotato di tutto (bici, sauna, sala fitness e piccola biblioteca). Abbiamo incontrato tantissime persone che facevano in giro della Lapponia in bicicletta o addirittura a piedi. Il costo era è di 150€ a notte con la colazione.
Abbiamo cenato nel ristorante di un altro hotel, per una cena completa abbiamo speso 130€.
Ci sono tanti piccoli paesini immersi nella Lapponia finlandese che offrono sia in estate che in inverno tantissime attività diverse: dalla più comune aurora alle notti negli hotel di ghiaccio basta solo avere un pochino di spirito di avventura. Se avete intenzione di fare un road trip in Lapponia ricordatevi che le renne sono libere di pascolare quindi spesso le trovate in mezzo alla strada, ai lati oche attraversano, occorre prestare molta attenzione. Fate moltissima attenzione anche zanzare: ce ne sono tantissime, occorre stare coperti e tanti litri di Autan.

La terza tappa è sicuramente una delle più spettacolari che abbiamo fatto. Lasciando Enontekiö siamo arrivati a Sommarøy passando per Trømso e per i suoi fiordi, ce ne sono due attorno alla città che sono tra i più belli: Storfjord e Balsfjord. Uno spettacolo: ammetto che è era una delle cose che ho sempre voluto vedere. Molti potrebbero dire che assomigliano ai nostri grandi laghi del Nord Italia, mi spiace ma sono una cosa differente.


Tralasciando il fatto che i paesi siano più curati: i colori sono accesi, le case tutte colorate di rosso e giallo, le bandiere in ogni casa, le vette altissime diverse dalle nostre montagne. Vi elenco alcune delle attività che possono essere fatte: ci sono diversi musei Vichinghi nei pressi di Trømso da poter visitare. Ce ne sono anche lungo la strada principale che abbiamo percorso, spesso sono musei gratuiti a cielo aperto. Escursioni in kayak sui fiordi più spettacolari, le crociere di una sola giornata e se siete più temerari anche trekking sulle vette.
Noi abbiamo scelto di non fermarci a Trømso, sia per via del poco tempo sia perchè non la ritenevo una città per cui valesse la pensa trascorrere una notte. E qui arriviamo a Sommarøy…dunque qui mi servirebbe un articolo a parte solo per questa isoletta. Intanto vi lascio un link a un vecchio articolo di Repubblica per
farvi capire la loro fantastica filosofia di vita.
Partiamo dalla prima cosa che mi ha colpito. In quella zona della Norvegia le spiagge sono bianche e il mare è caraibico, mi aspettavo lo stesso mare marrone di Helsinki . Non è tanto freddo perchè c’è la Corrente del Golfo motivo motivo per il quale il mare non ghiaccia mai nemmeno d’inverno.
Seconda cosa: l’hotel che abbiamo scelto il Sommarøy Arctic Hotel Tromsø, struttura nuovissima in un punto super panoramico dell’isola, la location è veramente spettacolare e indovinate un pò? Pieno di italiani. Il costo è stato di 250 euro e cena a 100 euro molto buona.
Il paesino è veramente piccolo ma c’è tutto, si può passeggiare sulle spiagge bianche, salire fino all’osservatorio, fare kayak, ammirare il sole di mezzanotte (che abbiamo finalmente avuto la fortuna di vedere), anche se piccolissimo c’è l’immancabile scuola e un piccolo cafè.
Noi purtroppo abbiamo trovato brutto tempo e, dopo esserci fermati al market ci siamo parcheggiati quasi in spiaggia per un fatto un aperitivo vista spiaggia bianca e fiordi (sarebbe stato meglio il sole ma ci siamo accontentati). Appena ha smesso di piovere ci siamo diretti sulla spiaggia e in lontananza abbiamo visto un
uomo con due cani. Indovinate la nazionalità? Ovviamente era un italiano in ferie con il camper. Altra cosa da ricordare la Norvegia è piena di camperisti, campeggiatori, van, ciclisti, persone che si spostano a piedi con la tenda: infatti non abbiamo avuto difficoltà a trovare posti nelle strutture prenotando un giorno per l’altro.

Lo so l’articolo è già lunghissimo e non siamo ancora arrivati alle Lofoten: abbiate pazienza.
Lasciamo Sommarøy e ci dirigiamo alla nostra destinazione finale facendo un’ulteriore tappa: Standtorg. Questa è stata solo una tappa di passaggio, poco degna di nota. Abbiamo alloggiato nell’unico Hotel nel giro di 50 km, è stato difficilissimo trovarne uno. Era anche questo ottimo come posizione (direttamente sulla strada principale) molto curato, con camera grande a 180€. Unica pecca il cibo: la sera l’unica cosa che per noi italiani era commestibile era una lasagna.

Arriviamo quindi a Svolvær: LOFOTEN. Abbiamo scelto questa come base perchè si trova all’inizio delle isole ed con solo due ore di auto era raggiungibile dalla nostra precedente tappa.
Appena arrivato abbiamo lasciato le valigie e ci siamo diretti a Å (ultima lettera dell’alfabeto norvegese). Come accennato il tempo non era dei migliori ma nel tragitto verso Å è spuntato il sole (avrei potuto dire ha fatto CAPOLINO il sole ma resto umile) e ci siamo goduti tutta la strada panoramica E10, con alcune deviazioni, diverse fermate per fare foto, camminare o semplicemente guardarci intorno. Negli anni ho visto foto e video delle Lofoten in ogni modo possibile ma vedere una spiaggia piena di surfisti, con la muta, sulle onde del mare di Norvegia, al circolo polare articolo non è una cosa che si vede tutti i giorni, per molti potrebbe sembrare banale: si ma io ho visto i surfisti in Australia o a Los Angeles. Ok ma li è una cosa normale, è una cosa che ti aspetti, è una cosa che vedono tutti ed è una cosa scontata. Le scuole di surf alle Lofoten non me le aspettavo e non lo avevo sinceramente letto o visto da nessuna parte.
Informandomi meglio per gli addetti ai lavori sono spot molto famosi in cui surfare e prima o poi ci torno e faccio una lezione!
Proseguendo ci siamo fermati nei famosi: Reine (la foto classica delle Lofoten con la roccia dietro al paesino con le casette rosse), abbiamo fatto tappa a Å, ma probabilmente quello che mi è piaciuto di più è: Vikten. Non è sulla strada principale bisogna fare una piccola deviazione, è un paesino minuscolo sul mare in cui tutte le case hanno l’accesso sulla solita spiaggia bianca e nel quale un artista vetraio del luogo ha aperto un piccolo cafè e un laboratorio in cui lavora il vetro, insegna a lavorare il vetro con tutti i bambini incuriositi seduti sul pavimenti che lo guardano incantati… A Reine ci siamo fermati per un caffè e un cappuccino, in un locale famoso per i suoi gamberi crudi, L’ Anitas sea food bar con panorama spettacolare sul monte Reinebringen, uno dei più famosi delle isole. Il paesaggio in 2 ore di viaggio cambia completamente, si passa dal paesaggio di montagna a quello di mare in due curve. Si possono vedere persone che fanno il bagno in mare e quando escono si infilano il maglione di lana con i fiocchi di neve disegnati. Ho visto le impalcature per l’essicazione degli stoccafissi (patrimonio nazionale), c’è anche il museo dello stoccafisso a Reine. Ho visto le navi per la pesca dei salmoni, ho visto i pescherecci partire alle 6 del mattino. Sono state giornate incredibili ma prima del rientro abbiamo passato una serata “diversa” al pub con il karaoke. Un’esperienza sicuramente diversa dal solito. Abbiamo trascorso 2 ore a cantare a squarciagola con i norvegesi, canzoni americane anni 70/80/90, è stato divertentissimo: c’erano ragazze, coppie, pescatori, gruppi di amici, famiglie…una serata diversa dal solito soprattuto perchè inaspettata.

A Svolvær abbiamo soggiornato al resort Anker Brygge all’interno del porto dell’omonima cittadina. Una chicca: sono tutte suite con uso cucina, sono vecchie casa di pescatori molto caratteristiche e con uno stile molto retrò. La nostra suite affacciava direttamente sul porto abbiamo speso 180 euro. Cose da fare alle Lofoten che non abbiamo avuto il tempo di fare: kayak, l’escursione per vedere le balene, trekking… sono tutte attività che solitamente gli hotel organizzano.

Come dicevo sul profilo Instagram, non parlo del viaggio di ritorno nel quale abbiamo attraversato la Lapponia svedese che purtroppo non mi ha in nessun modo colpito. Magari prossimamente gli darò un’altra chance.

Spero di aver trasmesso tutta la mia passione per questo viaggio perchè sono stati giorni incredibili. Ultimo ma non ultimo ci tengo a ringraziare il driver che mi ha guidato in questa avventura mentre io fotografavo e filmavo qualunque cosa. Grazie marito.
Per tutte le foto e i video vi rimando al mio profilo Instagram, clicca qui

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Perchè mi definisco expat

La Treccani e l’Oxford Dictionary definiscono “expat” colui che si stabilisce temporaneamente o definitivamente all’estero per motivi di lavoro mentre definiscono “immigrato” colui che si stabilisce definitivamente in un altro paese. Il termine espatriato si riferisce a professionisti istruiti, lavoratori qualificati che assumono incarichi al di fuori del loro paese d’origine, in modo indipendente o inviati all’estero dai loro datori di lavoro. (cit. di Wikipedia).

Per scrivere questo articolo mi sono documentata su siti italiani e esteri per avere una visione ampia e completa ma mi sono resa conto che è difficile approcciare questo argomento senza inciampare nel “razzismo”. Ho deciso di dare una lettura differente: immigrato è una definizione “vecchia”. L’italiano che alla fine dell’800 lasciava il paese per cercare fortuna in America, lasciando per sempre l’Italia e la famiglia. Expat è la definizione “moderna” di chi decide di spostarsi in un altro paese, spesso temporaneamente, per motivi lavorativi. Gli expat si spostano avendo già un lavoro, un visto e la possibilità di trasferirsi con l’intera famiglia. In questo caso l’esempio che vi posso fare è il mio. Abbiamo deciso di trasferirci e diventare expat per fare un’esperienza di vita.

Tra me e l’italiano che partiva per l’America c’è una differenza fondamentale: la motivazione che ci ha spinti a prendere la decisione di lasciare l’Italia. La parola expat è nata per definire una particolare tipologia di flusso migratorio che in Italia viene anche chiamata “fuga di cervelli” – definizione che non mi piace per nulla.

Nelle mie ricerche mi sono imbattuta in un altro blog che da una visione meno “romantica” di quella che ho dato io : potete leggerlo cliccando qui. Cito testualmente: “Comunque sia, senza falsa ipocrisia, si riduce tutto a una questione di potere, se hai la domestica locale, sei un expat, provieni da un paese ricco e hai un potere di acquisto diverso. Anche se con un lavoro altamente qualificante un africano sarà sempre considerato un immigrato in Europa, mentre accade esattamente l’opposto andando in un paese economicamente meno sviluppato.” La frase: “gli expat se la tirano, invece gli immigrati provano a fare i locals, non la trovo corretta”. E’ troppo generica, riduce tutto a una questione di soldi che non è calzante. Sono troppo idealista e poco realista? Una cosa è certa: quando frequenti un ufficio immigrazione sei e sarai sempre uguale a un africano, a un nepalese o un arabo. La differenza non possono essere solo i soldi ma come dicevo prima, le motivazioni, le necessità e gli obiettivi che portano le persone a fare determinate scelte.

Parlo di scelte perchè la mia lo è stata. Ma siamo sicuri che l’italiano che lasciava la famiglia avesse avuto la stessa possibilità? Non potrebbe essere questa la differenza tra un expat e un immigrato? E’ la situazione di partenza che cambia, indipendentemente dal paese di origine o dal colore della pelle.

Diverso è come uno si sente nei paesi “adottivi” e credo che in questo senso mi possa aiutare l’uso delle parole corrette per definire la mia esperienza: A Dubai non mi sentivo straniera, in Finlandia mi sento straniera.

Ma l’articolo sulle differenze tra le due esperienze lo scriverò più avanti.

Baci #ladylifestyle

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Pensieri in libertà su Dubai

Vi avevo promesso un articolo su Dubai ed eccolo qui! Confesso che non avevo mai pensato di scriverne uno prima perchè pensavo che non ci fosse nulla da dire, nulla che potesse interessare. Poi preparando quello per Helsinki mi sono resa conto che ci sono tante cose da dire anche sulla mia passata esperienza a Dubai.

Per chi fosse approdato qui da poco: vi riassumo brevemente. Ho vissuto per 37 anni a Bologna, a Dicembre 2019 Alessandro ha accettato un lavoro a Dubai e a Febbraio 2020 ci siamo trasferiti. Siamo arrivati negli Emirati Arabi Uniti poche settimane prima dell’inizio della pandemia quindi il primo periodo lo abbiamo vissuto in lockdown.

Non voglio esporvi le differenze tra la vita a Dubai e quella di Helsinki ma voglio raccontarvi alcune curiosità e darvi qualche informazione utile ricordandovi che questa è la mia percezione, se parlate con altri potrebbero avere opinioni o riflessioni diverse dalle mie.

Per rispondere velocemente alle domande più frequenti: Dubai è una città organizzata, sicura, pulita. La donna è rispettata, si può vestire tranquillamente come in Occidente, una piccola accortezza in più è richiesta negli uffici pubblici.

L’80% della popolazione è expat, principalmente indiana e asiatica ma con una forte presenza anglosassone: americani, inglesi, australiani e sudafricani. Questo comporta che la cultura araba non sia presente nella vita di tutti i giorni. Le cose che più ti potrebbero colpire sono : la mancanza della carne di maiale nei supermercati e il adhān (è la chiamata islamica alla preghiera) che echeggia per tutta la città a determinati orari. Anche le varie restrizioni del Ramadan negli ultimi anni sono state limitate, ma ricordatevi sempre di rispettare la cultura del paese che vi ospita. Nella religione musulmana il giorno sacro è sempre stato il venerdì, da qualche mese si sono uniformati all’Occidente considerando il week end da Sabato a Domenica.

Gli expat vivono all’interno di appartamenti forniti delle aziende o in ogni caso gli viene dato un contributo per affittare la casa o per comprarla. Solitamente all’interno è presente la piscina, la palestra, la security e la manutenzione per ogni problema che si può avere. Per esempio a noi si ruppe la chiave nella toppa della porta e nel tempo di una cena al ristorante ci hanno sostituito la serratura e consegnato le chiavi nuove. L’azienda inoltre si occupa del trasporto di ogni dipendente sul luogo di lavoro.

Confrontandomi con molti italiani che si sono trasferiti a Dubai da altri paesi mi sono resa conto che il modo di vivere è molto americano: non esiste assistenza medica pubblica, non esiste scuola pubblica, le scuole private sono per la maggior parte di stampo British sia come educazione sia come didattica. Si potrebbero definire i classici “college”.

Adesso passiamo alle cose più futili, alle curiosità e alla parte dell’articolo più difficile per me.

Che colore associo a Dubai? Il marrone! E’ tutto marrone persino il cielo non è azzurro ma marroncino a causa delle tempeste di sabbia.

Come si fa amicizia? Fonte inesauribile è sicuramente Facebook. A Dubai così come qui a Helsinki è pieno di Gruppi Facebook di expat, di donne o abitanti dei compound con cui scambiarsi opinioni, chiedere consigli o incontrarsi per fare conoscenza. A Dubai la comunità italiana è molto presente e questi gruppi sono veramente utilissimi. Sono utilizzati anche per vendere cose: quando ci si trasferisce si usano tanto, io avevo comprato moltissimi mobili usati e prima di partire a mia volta ho venduto su questi gruppi.

Come si vive nei compound? Qui vi posso portare la mia esperienza diretta. Nel mio caso gli abitanti erano prettamente anglosassoni e di cose da dire su di loro ce ne sono tantissime: alle 17:30 cenano e i bambini alle 19:00 sono a letto. Sono degli “accumulatori seriali di cose”. Vivono perennemente nei garage. Sono pieni di figli e ovviamente di maid. Avendo tantissime cose organizzano spesso i famosi “Garage Sale” dove si può trovare qualunque cosa. Le mogli non lavorano. Ogni famiglia ha qualsiasi mezzo di locomozione conosciuto: monopattini, motorini, qualsiasi cosa che sia elettrico, macchine enormi, barche, quad, per non parlare della dimensione delle automobili. Vanno matti per Halloween e per il Natale. Ogni villa aveva una stanza esterna, completa di bagno, per la maid.

Ci torneresti a vivere? Si certo ma per due mesi l’anno: Dicembre e Gennaio. Gli unici che secondo me sono vivibili. Il caldo e l’afa a volte sono insopportabili.

Altre considerazioni sparse : mi manca tantissimo il servizio Valet, il servizio presente in tutti i ristoranti in cui ti parcheggiano la macchina. Mi manca qualcuno che mi faccia le buste della spesa e che me le porti alla macchina. Mi manca tanto il mio giardiniere anche se qua il giardino non ce l’ho: era un ragazzo pakistano carinissimo che mi ha fatto conoscere in videochiamata la moglie e il figlio che vivono nel suo paese. Mi manca la consegna a domicilio di qualsiasi cosa, volendo si può non uscire di casa per fare compere.

Probabilmente ho dimenticato qualcosa ma questo articolo è diventato veramente troppo lungo. Se avete voglia di farmi qualche domanda sarò felice di rispondervi.

Baci #ladylifestyle

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Due mesi in Finlandia

“La sisu è un antico concetto finlandese relativo alla resilienza, alla forza d’animo e alla resistenza mentale. E’ la capacità di sopportare un forte livello di stress, di darsi da fare quando tutto sembra essere contro di noi. Invece di dire <non ce la faccio> o <ci rinuncio> provate con <come posso riusciurci>?”

Quando abbiamo deciso di trasferirci in Finlandia ho iniziato a leggere e a documentarmi sulla loro cultura e la prima parola che ho incontrato è stata sisu.
Iniziando a studiare questa filosofia si impara tantissimo sulla cultura finlandese e sul loro modo di vivere, mi hanno sempre affascinato le culture scandinave e avere la possibilità di viverle così da vicino mi sta aprendo gli occhi in un modo che non avrei mai immaginato. Ogni popolo ha la sua “mentalità” e suoi usi ma quella nordica per me ha un fascino particolare.

Ho pensato una mattina intera a come strutturare al meglio questo articolo ma poi ho realizzato che iniziare a buttare giù le idee sarebbe stato più facile. Sono “approdata” a Helsinki esattamente due mesi e mezzo fa e probabilmente tra qualche mese avrò molto altro di cui scrivere ma ho già abbastanza materiale per potervi dare un assaggio di quello che ho imparato in questo breve periodo.

Iniziamo con una serie di fatti insoliti che ritengo siano interessanti o semplicemente divertenti, conditi da qualche piccolo aneddoto.

  • Qui a Helsinki, tutti parlano l’inglese: i commessi dei supermercati, nei ristoranti, negli uffici pubblici, i call center, le banche. Le uniche persone che abbiamo incontrato che non lo parlassero sono state: un montatore di mobili e una parrucchiera ma nulla che google translate non abbia risolto. Qualche parola in finlandese: Moi o Moikka (Ciaoo), Kiitos (Grazie), Tervetuola (Benvenuto).
  • La parità tra uomo e donna si percepisce in ogni ambito e in ogni situazione. Per farvi alcuni esempi che possono aiutarvi a capire: nei ristoranti, a fine cena, è consuetudine chiedere alle coppie se vogliono il conto insieme o separato. In Italia non mi è mai successo (tanto meno a Dubai) forse perchè si da per scontato che paghi l’uomo? In banca non è previsto che il marito abbia una seconda carta di credito/debito intestata alla moglie. Nell’hotel dove abbiamo alloggiato i fattorini erano delle donne, non è considerata una mansione prettamente maschile. Gli addetti alle pulizie, negli hotel o negli uffici pubblici sono spesso svolte dagli uomini. Sto pensando di trattare questo argomento in un articolo a parte, mi sto dilungando eccessivamente.
  • La gentilezza. Sono sicuramente un popolo poco chiacchierone, molto silenzioso, soprattutto verso chi non conoscono, e poco amante dello small talk ma se vedono una persona in difficoltà si preoccupano subito. I primi giorni abbiamo noleggiato un’automobile e per accedere al parcheggio dovevamo utilizzare una macchinetta configurata solo in finlandese: un passante si è avvicinato e in un inglese quasi perfetto ci ha aiutato a capire il funzionamento della porta. Se ti capita di fermarti ad un angolo della strada perchè non riesci a capire come mai Google Maps ti abbia fatto girare intorno (mannaggia a lui) non è raro che qualcuno si fermi a chiederti “Can I help you?”.
  • Tutti i mezzi di trasporto, TUTTI, si fermano se c’è un pedone che deve attraversare. Consiglio: non fermatevi a chiacchierare davanti alle strisce pedonali, se non volete attraversare. Si fermano e non passano finchè non gli dite qualcosa.
  • Girovagando per la città potrebbe capitarvi di imbattervi in qualche bambino che, armato di Google Maps sul suo cellulare, gira per le strade da solo con lo zaino in spalla o la lista della spesa. Si spostano da soli e sono super autonomi, bambini molto piccoli si trascinano dietro slittini più grandi di loro anche se i genitori hanno le mani libere.

Queste le curiosità principali che ho condiviso in questo articolo, le altre me le tengo per il prossimo articolo. 😉 se scrivo tutto subito nei prossimi testi cosa scrivo?

Da expat devo fare alcune considerazioni rispetto alla vita a Dubai: non credo esistano due posti più diversi tra loro, sono lontanissimi in tutto. Non esiste un meglio e un peggio o cose belle o brutte sono semplicemente due modi di vivere diametralmente opposti e non paragonabili. La maggioranza della popolazione è expat e non sono mai riuscita a sentirmi tale, cosa che invece mi capita qui. Sentirsi straniera in un luogo credo che aiuti a crescere e a immergerti meglio nella cultura della nuova nazione. Qui è complicato anche fare la spesa: il 90% delle cose al supermercato non riesco a capire nemmeno se sono dolci o salate e questo ti da la possibilità di conoscere quello che loro mangiano a casa, cosa comprano e scatena la mia curiosità verso questo paese.
Prossimamente farò un articolo simile anche per Dubai. Chissà se questa volta riuscirò ad essere più costante nelle pubblicazioni.

Baci #ladylifestyle

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La mia staycation a Dubai – Il Mandarin Oriental

A causa della pandemia e delle restrizioni è tornato di moda un concetto nato durante le crisi economiche degli scorsi anni: la “staycation”. Letteralmente “vacanze in cui si rimane a casa”. Nel tempo sul mio blog avevo creato la rubrica “one night escape” che aveva più o meno lo stesso concetto.

Ma veniamo alla mia ultima notte fuori qui a Dubai: Il Mandarin Oriental a Jumeirah Beach.

E’ un hotel che conosciamo già perchè frequentiamo spesso alcuni dei suoi ristoranti: Netsu by chef Ross Shonhan, e Tasca by Jose Avillez; ed ero molto curiosa di provare l’hotel e i suoi servizi.

Per motivi lavorativi siamo arrivati alle 18 e abbiamo chiesto subito il late check-out per la mattina seguente e ci è stato comunicato che per tutta la giornata successiva avremmo potuto usufruire dei loro servizi e delle facilities (piscina, palestra, SPA ecc..) .

Io sono innamorata del loro stile e dell’arredamento, la hall è un insieme di acqua, marmo e alberi di metallo: la combinazione potrebbe risultare molto fredda ma l’arredamento scalda tantissimo l’ambiente. La nostra tipologia di camera rispecchia questa filosofia è un mix di marmo, legno e tessuti dai colori caldi e accoglienti.

Camera

Abbiamo scelto una camera vista città ma ci hanno “upgradato” la camera con una vista mare. Visto che i ristoranti li conosciamo abbiamo optato per una cena in camera, in circa 40 minuti ci sono stati recapitati due ottimi antipasti e due risotti ai funghi (forse un pochino troppo burrosi). Servizio impeccabile su ogni richiesta: abbiamo deciso di cenare sul balcone.

Per me mattina con sveglia presto: devo provare la colazione al The Bay. L’hotel alle 7.30 è deserto e ho attraversato la hall e i corridoi in silenzio con il sole che entrava dalle vetrate con ancora il servizio di pulizia indaffarato nelle faccende… la foto non rende. La colazione forse una delle migliori, insieme a quella dell’ Al Maha, a Luxury Collection Desert Resort & Spa (ne parlerò nel prossimo articolo). Un’ottima selezione di formaggi, uova e salumi per chi ama il salato e tanti tanti dolci. Cosa mi fa dire che è una buona colazione: l’omelette. La prendo sempre in hotel e farla bene non è facile. Questa era proprio buona insieme a un buon cappuccino oat milk altrettanto difficile da trovare.

Per la maggior parte del tempo siamo stati in piscina, io dopo colazione sono andata a fare una passeggiata in spiaggia, Jumeirah è la zona con il mare più bello a Dubai.

La punta di diamante dell’hotel: la SPA. Mi sono concessa un massaggio di un’ora con olii essenziali e questa è stata sicuramente un’esperienza: ti fanno scegliere gli olii per i massaggi tra 5 essenze diverse, puoi scegliere quella da vaporizzare nella stanza e quella da accendere come candela, tutte buonissime. La cabina è curatissima nei minimi dettagli e dopo il massaggio il terapista mi ha consigliato degli esercizi di stretching perchè ero molto contratta. Sono presenti anche una sauna e un bagno turco insieme a una Jacuzzi. Mi sono sentita estremamente coccolata: in queste SPA così grandi non è mai scontato. Il rilassamento post massaggio avviene in questi ovetti con thè datteri e acqua rigorosamente filtrata.

Curiosità

A proposito di acqua: l’acqua che viene fornita al mare, in piscina e in camera è tutta filtrata e le bottiglie non sono di plastica usa e getta. Veramente attenti all’ambiente

Fun fact: Il servizio di pulizia occhiali da sole. Si avvicina a mio marito un ragazzo con al collo una strana borsa a forma di occhiali e gli chiede se vuole che gli pulisca l’occhiale da sole. Ale mi guarda come a chiedermi se aveva capito bene. Eh si…. il ragazzo voleva sapere se avevamo bisogno che ci pulisse gli occhiali da sole. Ci ha colti impreparati ma forse avevamo bisogno della pulizia. Eravamo abbastanza increduli, è un servizio che non avevamo mai visto prima.

Al prossimo articolo #ladylifestyle

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Riflessioni di un’expat a Dubai

Buongiorno popolo del Ladylifestyle!

Quando ho deciso di trasferirmi all’estero non avevo pensato al concetto di “Vita da expat”, concetto che dopo due anni è diventato chiaro.
Quando si vive a 6000 km di distanza da quella che hai considerato “casa” per quasi 40 anni, ci sono tanti sentimenti contrastanti: c’è la voglia di far conoscere a amici e familiari la tua nuova vita, i luoghi, lo stile di vita, le persone e la cultura; c’è uno strano senso di “non” appartenere al luogo in cui si vive, c’è il problema linguistico e potrebbe capitare di sentirsi soli soprattutto appena passata l’adrenalina del primo periodo.
In questo la tecnologia ci aiuta molto: esistono numerosi gruppi Facebook, profili Instagram che riunisco italiani qui a Dubai come negli altri paesi, seguo di versi profili di persone che vivono in America e Inghilterra e ne parlano spesso.
Per molti espatriare non è concepibile, quello che non si conosce lo si evita. Stare lontano dagli affetti è per molti il problema principale, sulla base della esperienza posso dire che “l’amore” non si misura nella quantità di km che si hanno di distanza o del tempo che si trascorre insieme. C’è chi all’estero riesce a crearsi una cosa molto simile alla famiglia, tra expat i rapporti che si creano sono spesso “speciali” ci si aiuta e si trascorre tanto tempo insieme.

Poter fare un’esperienza all’estero è un’opportunità preziosissima ma allo stesso faticosa, affrontarla insieme alla pandemia non è stato facile.
Qualche giorno fa ho messo un box domande sul mio profilo Instagram e la domanda più gettonata è stata: come ci sei finita a Dubai? Risposta molto semplice: è stata una scelta. Si è presentata l’opportunità e l’abbiamo presa.

Per ora queste sono le mie prime riflessioni nate di getto e forse un pochino confuse. Miglioreranno.

#ladylifestyle

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I’m back

I’m back

Dopo 643 giorni mi ritrovo di nuovo davanti a un foglio bianco di Word senza sapere ancora quale sia lo scopo di queste parole.
Voglio ripartire da questi 643 giorni in cui sono cambiate tante, troppe cose. Ho pensato spesso se rifare il blog, cambiare nome, cambiare “direzione” ma alla fine ho deciso di mantenere quello vecchio, gli articoli li manterrò perchè sono parti di me e di quello che voglio esprimere.
Non so se il blog sia ancora il modo giusto di comunicare sul web ma scrivere è una cosa che mi manca molto: i pensieri, il tempo di impaginazione, la scelta delle foto da abbinare agli articoli, scegliere gli argomenti da trattare sono tutte cose che mi divertivano e che nel tempo ho abbandonato, l’unica cosa che non mi è mancata è l’utilizzo di WordPRess.

Ma facciamo ordine: mi sono trasferita a Dubai. Scorrendo il sito mi sono resa conto che fu il secondo articolo che scrissi, sembra passata una vita.

Cosa si tratterà nel nuovo ladylifestyle?

Della mia nuova vita da expat a Dubai. Del mio percorso da Istruttore di Fitness. Della mia nuova passione per i roller. Di tanti piccole cose che spero troverete interessanti.

Si riparte da me, da oggi 14 settembre 2021.

#Ladylifestyle

La magia del Natale a Merano

Lo so che ormai il blog non è più di moda, le parole hanno lasciato spazio alle immagini: foto, video, V-log, Youtube, IgTv ma io non demordo e dopo alcuni mesi di latitanza sono tornata per parlarvi della mia One night escape a Merano e al mercatino di Natale.

Merano – Mercatino di Natale

Partenza: il bagaglio si compone da uno zaino e da una mini-valigia fatta al volo la mattina stessa, partiamo sempre super leggeri per questi week end.

La prima chicca che vi voglio segnalare è il ristorante che ho scelto per il pranzo del sabato: Osteria Metti a Affi. Ottimo cibo, soprattutto la carne alla brace una loro specialità. Locale e arredamento interno super curato, la particolarità: una piastrella di porcellana decorata ogni giorno dal proprietario per essere utilizzata come segnatavolo con il nome della prenotazione, un’idea che ho trovato originale!

Soggiorno: abbiamo prenotato all’Hidalgo Suites and Restaurant, tramite Booking. Lo consiglio principalmente per la posizione, è perfetto se si vogliono visitare: Merano, Bolzano e Vipiteno che secondo me sono i mercatini più carini e caratteristici dell’Alto Adige. La struttura dista 20 minuti da Merano e dopo aver lasciato i bagagli ci siamo diretti al christmas market.

Hidalgo Suites

Christmas Market

Inizio dicendo che ci sono tantissimi parcheggi coperti, potrebbe sembrarvi una soluzione onerosa ma dovete tenere conto che qui fa molto freddo e per evitare di avere problemi con l’auto abbiamo optato per questa soluzione.

La classica passeggiata in Via dei Portici è sempre magica: come dice il nome una lunga via dello shopping con i portici, tanti ristorantini e negozietti di prodotti locali, speck a gogo.

Le vie, i palazzi e i ponti sono super decorati, musica natalizia in ogni vicoletto, profumo di cannella, vin brulè e chiodi di garofano. Ci siamo immersi per qualche ora nella tipica atmosfera natalizia , quella che ti aspetti in un luogo come questo.

Il mercatino è molto grande ed è situato lungo la riva del fiume, con casine di legno, tanti chioschi in cui consumare prodotti tipici o anche una semplice cioccolata calda vicino ai funghetti di calore… le tazze in cui vengono servite le bevande possono essere acquistate: una buona idea soprattutto perchè decorate con il logo del Mercatino.

La tazza nel mio flatlay

Per chi fosse interessato occorre dire che i prezzi degli oggetti in vendita non sono bassissimi, se si cerca bene ci sono moltissime cosine che si possono acquistare a poco: dalla classica calamita al piccolo omino di zenzero se si vuole acquistare solo un piccolo ricordo.

Merano è molto famosa anche per le sue Terme, se riuscite a inserirle nel vostro itinerario sono sicuramente una tappa fondamentale. Noi per una questione di tempo non siamo riusciti ad andarci, peccato perchè sarebbe stato un’ottimo modo per rilassarsi.

Per un’amante del Natale come me queste giornate mi riempiono il cuore di gioia e di serenitá. Sentire il Natale nell’aria, percepire la felicità nelle persone, sentire ridere i bambini per un Babbo Natale incontrato in strada…credo di essere nata per questo periodo dell’anno!

Amici della #onenightescape a presto!

Westin Palace Hotel – due notti di lusso a Milano

Ore 00:01 del 9 Agosto, giorno del mio compleanno. Sono a letto e Alessandro, mio marito, in cucina. Il mio cellulare si illumina. Un messaggio whatsapp di Ale: uno screenshot di una prenotazione fatta su booking.com al Westin Palace Hotel per le due notti seguenti.
In 10 minuti avevo già pensato a dove cenare, ovviamente al PanEvo, il ristorante interno alla struttura, e a cosa fare in quei due giorni a disposizione.
Negli ultimi due anni sono stata spesso a Milano e avevo più volte pensato di prenotare qualche notte qui e di cenare nel loro ristorante: ottimo e con una splendida location, dicevano le recensioni. Ero curiosissima.

12 piani, 196 camere, 35 suite, 1 lounge Bar e il Ristorante PanEvo. Il resort appartiene alla catena americana Marriot, la stessa del Westin Dubai Mina Seyahi in cui ho alloggiato qualche anno fa.

Come accennavo sul post di Instagram la Suite Contemporary in stile moderno, è curata, arredata con gusto, pareti a righe su toni chiari, i quadri appesi sono particolari e adatti al mood della camera, il letto comodo e veramente king. Mi ha colpito la vista sul nuovo Skyline di Milano, i grattacieli di Piazza Gae Aulenti, se amate la ” camera con vista” richiedetela perchè non credo che tutte abbiano questo affaccio. Un’altra particolarità è la macchina per il caffè espresso con 4 cialde a disponibili di gusti diversi, non l’avevo mai trovata in nessun altro hotel.

Non amo troppo le camere in stile classico, che ritengo troppo “pomposee” e “antiche” le preferisco minimal e semplici. Se preferite invece un arredamento diverso potete prenotare tranquillamente camere più classiche.

La camera è ampia, lo spazio giorno con il salottino e il letto è grande come casa mia, cosa che non si può dire del bagno. E’ super completo, lo specchio per il makeup è illuminato, marmo anche nella doccia e tutti gli asciugamani sono perfetti ma ha un lavandino solo e gli spazi strettissimi, chi mi segue da un pò sa che mio marito non è proprio un nano e doveva stare super attento a come si muoveva per non rompere qualcosa.

Per sfuggire alle giornate calde abbiamo utilizzato la palestra, la sua particolarità è l’apertura 24h ma 17° sono veramenti troppi pochi, in tutta la struttura fa veramente troppo freddo sembra di stare in un hotel negli USA. Una delle cose che adoro negli hotel a 5 stelle sono i ristoranti sempre aperti: caprese con la bufala, un piatto di pasta al pomodoro alle quattro del pomeriggio non hanno prezzo. La caprese merita di essere segnalata perchè la mozzarella era buonissima.

Veniamo al punto dolente: in famiglia ci sono pareri contrastanti sugli spazi esterni e sulla hall e spazi comuni, secondo me assolutamente super promossi, mi piace il marmo, i colori, il bar , i divani e i lampadari di cristallo che sono un grande must. Mio marito Alessandro non l’ha apprezzata particolarmente perchè risulta troppo fredda, ma e’ semplicemente un suo gusto personale.

Per quanto riguarda il ristorante PanEVO merita un articolo a parte sia per la location sia per il cibo.

Al prossimo viaggio amici del #ladylifestyle

Toscana. I nostri mille km tra cipressi, borghi e mare

Se mi chiedessero cos’è per me la Toscana risponderei: infanzia, casa, profumo di pini marittimi, i cipressi e gli uliveti interminabili, mare, colline verdi, borghi e castelli.

Carichiamo le valigie, facciamo il pieno alla nostra Focus e partiamo, finestrini abbassati e musica a palla in direzione Costa degli Etruschi.

Alloggio

Quando organizzo questi viaggi “on the road” cerco sempre di prenotare camere o b&b, per questo itinerario ho scelto come base le “Camere di Via Montebello” a Castagneto Carducci, prenotato attraverso il loro sito. Piccolo charming b&b: in classico stile toscano ma elegante, ben curato e studiato nei minimi particolari. La nostra camera del “viaggiatore”: su due livelli, spaziosa, con una bellissima vista sul castello e la Chiesa di San Lorenzo, particolarissima la fragranza presente in tutta la struttura diffusa dai profumatori per ambiente “Acqua di Bolgheri”.

Itinerario

Adoriamo viaggiare in auto perchè ci dà l’enorme vantaggio di poter ammirare i paesaggi o di fermarci quando vediamo qualcosa che ci piace. Avevo studiato l’itinerario la sera prima e avevo già un’idea in testa che siamo riusciti a rispettare: Argentario, Bolgheri, Castagneto Carducci, Punta Ala.

Per tutto il viaggio siamo stati circondati da pini marittimi, cicale, campi di grano e girasoli. Non abbiamo quasi mai percorso l’Aurelia perchè la strada è sconnessa e non molto panoramica, a differenza di quelle interne o più vicine al mare.

Ricordatevi che percorrete riserve naturali e il parcheggio selvaggio è vietato, posteggiatevi solo negli appositi parcheggi, tutti a pagamento.

Bolgheri. Richiederebbe un articolo a parte (sto ancora pensando se farlo o meno). Percorrere il Viale dei Cipressi al tramonto è un’esperienza unica, sia se conoscete e amate Carducci sia se vi piace la natura e la pace. Questo viale collega il mare a Bolgheri e sono circa 5 km di “onde” di sfalto fiancheggiate da migliaia di cipressi secolari, documentandomi ho letto alcuni siti in cui viene nominata come una delle più belle strade del mondo: io la definirei emozionante soprattutto se avete modo di percorrerla con la “luce” giusta. Penso abbia il suo fascino anche d’inverno o a primavera.

Viale dei Cipressi

Il borgo è piccolo, perfetto per una pausa pranzo all’insegna dei classici sapori toscani: tagliere di salumi e formaggi con cantucci e vin Santo. Qui sono un must. Vi ho parlato prima dell’ Acqua di Bolgheri e qui potete trovare il “negozio” con tutte le fragranze e i prodotti: io la definirei come “una boutique del profumo”.

Castagneto Carducci. Soggiornando ho avuto modo di visitarlo con calma una mattina subito dopo colazione, sono uscita dalla porticina a vetri del b&b e ho scoperto scorci, vicoli e piazzette molto suggestive, la casa di Carducci (visitabile a 2 Euro), le cornici in metallo sparse per tutto il paese dove farsi un selfie ammirando il paesaggio e le targhe con i versi delle sue poesie.

Non amo molto le mete super turistiche, sarei potuta andare a Positano o alle Cinque Terre ma non era il genere di viaggio che volevo. Avrei preso più like su Instagram, probabilmente si: ma perchè vedere i posti che visitano tutti? L’Italia è bella e tutta da scoprire.

Punta Ala Lo Yacht Club di Punta Ala, la sua spiaggia con vista sull’ Isola d’Elba e l’Arcipelago Toscano a farle da cornice.

Populonia. Mi è stata consigliata da Marco, il proprietario della struttura, il borgo è molto piccolo ma è situato a picco sul mare e si può ammirare un bellissimo tramento dal belvedere.

Due parole su cibo e ristoranti

Santo Tripadvisor anche questa volta non mi ha deluso, abbiamo avuto diverse difficoltà a trovare posto nei locali a causa della nostra, anzi mia, super pigrizia.

Utilizzo moltissimo anche TheFork per la prenotazione, super utile con la disponibilità di tavoli e orari. Sono rimasta molto soddisfatta.

Osteria Bonanni – Capounto a Montelupo Fiorentino: trovata per caso durante il nostro viaggio di andata. Colpisce subito il cameriere toscano verace, siede al tavolo e conversa con ogni commensale, il locale è molto caratteristico con i murales alle pareti e i prosciutti appesi. Abbiamo mangiato bene anche se tutto un pò troppo condito e unto, forse il nome deriva da questo.

Mariva Beach Restaurant: Ristorante sulla spiggia del Resort “Riva degli Etrusci”. Location curatissima, locale immersa nella pineta, arredato con legno scuro, tovaglie bianche e grandi candele, un’ atmosfera quasi esotica a San Vincenzo e non me l’aspettavo. Menù prettamente crudo che io non adoro ma cena buonissima.

Osteria Caccia al piano: location perfetta e ottimo cibo. Tra Castagneto Carducci e Bolgheri, si accede dalla strada provinciale attraverso un viale immerso negli ulivi e si parcheggia l’auto in un uliveto. Si può cenare sotto al pergolato tra le vigne o con la vista sul campo di ulivi e sul tramonto. Cena a base di tartufo e fiorentina maremmana. Consigliatissimo.

S’a di d’anda: uno dei tanti locali di Castagneto Carducci, menù classico toscano con una serie infinita di bruschette e di salumi diversi, trippa e tartare di chianina. Ideale per una cena veloce e senza troppi fronzoli, tovagliette di carta: classica osteria toscana.  

Podere Arduino. Un locale che non sono riuscita a provare (l’ho scoperto troppo tardi): adatto ad un aperitivo pre-cena, non lontano dall’Osteria Caccia al Piano, mi sento di consigliarlo sicuramente per la location e anche per il cibo e il vino vista l’affluenza di persone.

Alessandro non era mai stato in questa zona della Toscana per questo siamo venuti e vi lascio il suo commento: “Molto selvaggia, me l’aspettavo più costruita e invece è molto verde e rustica”. I sapori, i colori e i profumi di un’ Italia poco apprezzata da noi ma amata dagli stranieri: olandesi, inglesi e svizzeri.

Al prossimo viaggio amici di #ladylifestyle