La Treccani e l’Oxford Dictionary definiscono “expat” colui che si stabilisce temporaneamente o definitivamente all’estero per motivi di lavoro mentre definiscono “immigrato” colui che si stabilisce definitivamente in un altro paese. Il termine espatriato si riferisce a professionisti istruiti, lavoratori qualificati che assumono incarichi al di fuori del loro paese d’origine, in modo indipendente o inviati all’estero dai loro datori di lavoro. (cit. di Wikipedia).
Per scrivere questo articolo mi sono documentata su siti italiani e esteri per avere una visione ampia e completa ma mi sono resa conto che è difficile approcciare questo argomento senza inciampare nel “razzismo”. Ho deciso di dare una lettura differente: immigrato è una definizione “vecchia”. L’italiano che alla fine dell’800 lasciava il paese per cercare fortuna in America, lasciando per sempre l’Italia e la famiglia. Expat è la definizione “moderna” di chi decide di spostarsi in un altro paese, spesso temporaneamente, per motivi lavorativi. Gli expat si spostano avendo già un lavoro, un visto e la possibilità di trasferirsi con l’intera famiglia. In questo caso l’esempio che vi posso fare è il mio. Abbiamo deciso di trasferirci e diventare expat per fare un’esperienza di vita.
Tra me e l’italiano che partiva per l’America c’è una differenza fondamentale: la motivazione che ci ha spinti a prendere la decisione di lasciare l’Italia. La parola expat è nata per definire una particolare tipologia di flusso migratorio che in Italia viene anche chiamata “fuga di cervelli” – definizione che non mi piace per nulla.
Nelle mie ricerche mi sono imbattuta in un altro blog che da una visione meno “romantica” di quella che ho dato io : potete leggerlo cliccando qui. Cito testualmente: “Comunque sia, senza falsa ipocrisia, si riduce tutto a una questione di potere, se hai la domestica locale, sei un expat, provieni da un paese ricco e hai un potere di acquisto diverso. Anche se con un lavoro altamente qualificante un africano sarà sempre considerato un immigrato in Europa, mentre accade esattamente l’opposto andando in un paese economicamente meno sviluppato.” La frase: “gli expat se la tirano, invece gli immigrati provano a fare i locals, non la trovo corretta”. E’ troppo generica, riduce tutto a una questione di soldi che non è calzante. Sono troppo idealista e poco realista? Una cosa è certa: quando frequenti un ufficio immigrazione sei e sarai sempre uguale a un africano, a un nepalese o un arabo. La differenza non possono essere solo i soldi ma come dicevo prima, le motivazioni, le necessità e gli obiettivi che portano le persone a fare determinate scelte.
Parlo di scelte perchè la mia lo è stata. Ma siamo sicuri che l’italiano che lasciava la famiglia avesse avuto la stessa possibilità? Non potrebbe essere questa la differenza tra un expat e un immigrato? E’ la situazione di partenza che cambia, indipendentemente dal paese di origine o dal colore della pelle.
Diverso è come uno si sente nei paesi “adottivi” e credo che in questo senso mi possa aiutare l’uso delle parole corrette per definire la mia esperienza: A Dubai non mi sentivo straniera, in Finlandia mi sento straniera.
Ma l’articolo sulle differenze tra le due esperienze lo scriverò più avanti.
Vi avevo promesso un articolo su Dubai ed eccolo qui! Confesso che non avevo mai pensato di scriverne uno prima perchè pensavo che non ci fosse nulla da dire, nulla che potesse interessare. Poi preparando quello per Helsinki mi sono resa conto che ci sono tante cose da dire anche sulla mia passata esperienza a Dubai.
Per chi fosse approdato qui da poco: vi riassumo brevemente. Ho vissuto per 37 anni a Bologna, a Dicembre 2019 Alessandro ha accettato un lavoro a Dubai e a Febbraio 2020 ci siamo trasferiti. Siamo arrivati negli Emirati Arabi Uniti poche settimane prima dell’inizio della pandemia quindi il primo periodo lo abbiamo vissuto in lockdown.
Non voglio esporvi le differenze tra la vita a Dubai e quella di Helsinki ma voglio raccontarvi alcune curiosità e darvi qualche informazione utile ricordandovi che questa è la mia percezione, se parlate con altri potrebbero avere opinioni o riflessioni diverse dalle mie.
Per rispondere velocemente alle domande più frequenti: Dubai è una città organizzata, sicura, pulita. La donna è rispettata, si può vestire tranquillamente come in Occidente, una piccola accortezza in più è richiesta negli uffici pubblici.
L’80% della popolazione è expat, principalmente indiana e asiatica ma con una forte presenza anglosassone: americani, inglesi, australiani e sudafricani. Questo comporta che la cultura araba non sia presente nella vita di tutti i giorni. Le cose che più ti potrebbero colpire sono : la mancanza della carne di maiale nei supermercati e il adhān (è la chiamata islamica alla preghiera) che echeggia per tutta la città a determinati orari. Anche le varie restrizioni del Ramadan negli ultimi anni sono state limitate, ma ricordatevi sempre di rispettare la cultura del paese che vi ospita. Nella religione musulmana il giorno sacro è sempre stato il venerdì, da qualche mese si sono uniformati all’Occidente considerando il week end da Sabato a Domenica.
Gli expat vivono all’interno di appartamenti forniti delle aziende o in ogni caso gli viene dato un contributo per affittare la casa o per comprarla. Solitamente all’interno è presente la piscina, la palestra, la security e la manutenzione per ogni problema che si può avere. Per esempio a noi si ruppe la chiave nella toppa della porta e nel tempo di una cena al ristorante ci hanno sostituito la serratura e consegnato le chiavi nuove. L’azienda inoltre si occupa del trasporto di ogni dipendente sul luogo di lavoro.
Confrontandomi con molti italiani che si sono trasferiti a Dubai da altri paesi mi sono resa conto che il modo di vivere è molto americano: non esiste assistenza medica pubblica, non esiste scuola pubblica, le scuole private sono per la maggior parte di stampo British sia come educazione sia come didattica. Si potrebbero definire i classici “college”.
Adesso passiamo alle cose più futili, alle curiosità e alla parte dell’articolo più difficile per me.
Che colore associo a Dubai? Il marrone! E’ tutto marrone persino il cielo non è azzurro ma marroncino a causa delle tempeste di sabbia.
Come si fa amicizia? Fonte inesauribile è sicuramente Facebook. A Dubai così come qui a Helsinki è pieno di Gruppi Facebook di expat, di donne o abitanti dei compound con cui scambiarsi opinioni, chiedere consigli o incontrarsi per fare conoscenza. A Dubai la comunità italiana è molto presente e questi gruppi sono veramente utilissimi. Sono utilizzati anche per vendere cose: quando ci si trasferisce si usano tanto, io avevo comprato moltissimi mobili usati e prima di partire a mia volta ho venduto su questi gruppi.
Come si vive nei compound? Qui vi posso portare la mia esperienza diretta. Nel mio caso gli abitanti erano prettamente anglosassoni e di cose da dire su di loro ce ne sono tantissime: alle 17:30 cenano e i bambini alle 19:00 sono a letto. Sono degli “accumulatori seriali di cose”. Vivono perennemente nei garage. Sono pieni di figli e ovviamente di maid. Avendo tantissime cose organizzano spesso i famosi “Garage Sale” dove si può trovare qualunque cosa. Le mogli non lavorano. Ogni famiglia ha qualsiasi mezzo di locomozione conosciuto: monopattini, motorini, qualsiasi cosa che sia elettrico, macchine enormi, barche, quad, per non parlare della dimensione delle automobili. Vanno matti per Halloween e per il Natale. Ogni villa aveva una stanza esterna, completa di bagno, per la maid.
Ci torneresti a vivere? Si certo ma per due mesi l’anno: Dicembre e Gennaio. Gli unici che secondo me sono vivibili. Il caldo e l’afa a volte sono insopportabili.
Altre considerazioni sparse : mi manca tantissimo il servizio Valet, il servizio presente in tutti i ristoranti in cui ti parcheggiano la macchina. Mi manca qualcuno che mi faccia le buste della spesa e che me le porti alla macchina. Mi manca tanto il mio giardiniere anche se qua il giardino non ce l’ho: era un ragazzo pakistano carinissimo che mi ha fatto conoscere in videochiamata la moglie e il figlio che vivono nel suo paese. Mi manca la consegna a domicilio di qualsiasi cosa, volendo si può non uscire di casa per fare compere.
Probabilmente ho dimenticato qualcosa ma questo articolo è diventato veramente troppo lungo. Se avete voglia di farmi qualche domanda sarò felice di rispondervi.
“La sisu è un antico concetto finlandese relativo alla resilienza, alla forza d’animo e alla resistenza mentale. E’ la capacità di sopportare un forte livello di stress, di darsi da fare quando tutto sembra essere contro di noi. Invece di dire <non ce la faccio> o <ci rinuncio> provate con <come posso riusciurci>?”
Quando abbiamo deciso di trasferirci in Finlandia ho iniziato a leggere e a documentarmi sulla loro cultura e la prima parola che ho incontrato è stata sisu. Iniziando a studiare questa filosofia si impara tantissimo sulla cultura finlandese e sul loro modo di vivere, mi hanno sempre affascinato le culture scandinave e avere la possibilità di viverle così da vicino mi sta aprendo gli occhi in un modo che non avrei mai immaginato. Ogni popolo ha la sua “mentalità” e suoi usi ma quella nordica per me ha un fascino particolare.
Ho pensato una mattina intera a come strutturare al meglio questo articolo ma poi ho realizzato che iniziare a buttare giù le idee sarebbe stato più facile. Sono “approdata” a Helsinki esattamente due mesi e mezzo fa e probabilmente tra qualche mese avrò molto altro di cui scrivere ma ho già abbastanza materiale per potervi dare un assaggio di quello che ho imparato in questo breve periodo.
Iniziamo con una serie di fatti insoliti che ritengo siano interessanti o semplicemente divertenti, conditi da qualche piccolo aneddoto.
Qui a Helsinki, tutti parlano l’inglese: i commessi dei supermercati, nei ristoranti, negli uffici pubblici, i call center, le banche. Le uniche persone che abbiamo incontrato che non lo parlassero sono state: un montatore di mobili e una parrucchiera ma nulla che google translate non abbia risolto. Qualche parola in finlandese: Moi o Moikka (Ciaoo), Kiitos (Grazie), Tervetuola (Benvenuto).
La parità tra uomo e donna si percepisce in ogni ambito e in ogni situazione. Per farvi alcuni esempi che possono aiutarvi a capire: nei ristoranti, a fine cena, è consuetudine chiedere alle coppie se vogliono il conto insieme o separato. In Italia non mi è mai successo (tanto meno a Dubai) forse perchè si da per scontato che paghi l’uomo? In banca non è previsto che il marito abbia una seconda carta di credito/debito intestata alla moglie. Nell’hotel dove abbiamo alloggiato i fattorini erano delle donne, non è considerata una mansione prettamente maschile. Gli addetti alle pulizie, negli hotel o negli uffici pubblici sono spesso svolte dagli uomini. Sto pensando di trattare questo argomento in un articolo a parte, mi sto dilungando eccessivamente.
La gentilezza. Sono sicuramente un popolo poco chiacchierone, molto silenzioso, soprattutto verso chi non conoscono, e poco amante dello small talk ma se vedono una persona in difficoltà si preoccupano subito. I primi giorni abbiamo noleggiato un’automobile e per accedere al parcheggio dovevamo utilizzare una macchinetta configurata solo in finlandese: un passante si è avvicinato e in un inglese quasi perfetto ci ha aiutato a capire il funzionamento della porta. Se ti capita di fermarti ad un angolo della strada perchè non riesci a capire come mai Google Maps ti abbia fatto girare intorno (mannaggia a lui) non è raro che qualcuno si fermi a chiederti “Can I help you?”.
Tutti i mezzi di trasporto, TUTTI, si fermano se c’è un pedone che deve attraversare. Consiglio: non fermatevi a chiacchierare davanti alle strisce pedonali, se non volete attraversare. Si fermano e non passano finchè non gli dite qualcosa.
Girovagando per la città potrebbe capitarvi di imbattervi in qualche bambino che, armato di Google Maps sul suo cellulare, gira per le strade da solo con lo zaino in spalla o la lista della spesa. Si spostano da soli e sono super autonomi, bambini molto piccoli si trascinano dietro slittini più grandi di loro anche se i genitori hanno le mani libere.
Queste le curiosità principali che ho condiviso in questo articolo, le altre me le tengo per il prossimo articolo. 😉 se scrivo tutto subito nei prossimi testi cosa scrivo?
Da expat devo fare alcune considerazioni rispetto alla vita a Dubai: non credo esistano due posti più diversi tra loro, sono lontanissimi in tutto. Non esiste un meglio e un peggio o cose belle o brutte sono semplicemente due modi di vivere diametralmente opposti e non paragonabili. La maggioranza della popolazione è expat e non sono mai riuscita a sentirmi tale, cosa che invece mi capita qui. Sentirsi straniera in un luogo credo che aiuti a crescere e a immergerti meglio nella cultura della nuova nazione. Qui è complicato anche fare la spesa: il 90% delle cose al supermercato non riesco a capire nemmeno se sono dolci o salate e questo ti da la possibilità di conoscere quello che loro mangiano a casa, cosa comprano e scatena la mia curiosità verso questo paese. Prossimamente farò un articolo simile anche per Dubai. Chissà se questa volta riuscirò ad essere più costante nelle pubblicazioni.
A causa della pandemia e delle restrizioni è tornato di moda un concetto nato durante le crisi economiche degli scorsi anni: la “staycation”. Letteralmente “vacanze in cui si rimane a casa”. Nel tempo sul mio blog avevo creato la rubrica “one night escape” che aveva più o meno lo stesso concetto.
Ma veniamo alla mia ultima notte fuori qui a Dubai: Il Mandarin Oriental a Jumeirah Beach.
Mandarin Oriental
Mandarin Oriental
E’ un hotel che conosciamo già perchè frequentiamo spesso alcuni dei suoi ristoranti: Netsu by chef Ross Shonhan, e Tasca by Jose Avillez; ed ero molto curiosa di provare l’hotel e i suoi servizi.
Per motivi lavorativi siamo arrivati alle 18 e abbiamo chiesto subito il late check-out per la mattina seguente e ci è stato comunicato che per tutta la giornata successiva avremmo potuto usufruire dei loro servizi e delle facilities (piscina, palestra, SPA ecc..) .
Io sono innamorata del loro stile e dell’arredamento, la hall è un insieme di acqua, marmo e alberi di metallo: la combinazione potrebbe risultare molto fredda ma l’arredamento scalda tantissimo l’ambiente. La nostra tipologia di camera rispecchia questa filosofia è un mix di marmo, legno e tessuti dai colori caldi e accoglienti.
Camera
Abbiamo scelto una camera vista città ma ci hanno “upgradato” la camera con una vista mare. Visto che i ristoranti li conosciamo abbiamo optato per una cena in camera, in circa 40 minuti ci sono stati recapitati due ottimi antipasti e due risotti ai funghi (forse un pochino troppo burrosi). Servizio impeccabile su ogni richiesta: abbiamo deciso di cenare sul balcone.
Cena
Aperitivo
Camera
Per me mattina con sveglia presto: devo provare la colazione al The Bay. L’hotel alle 7.30 è deserto e ho attraversato la hall e i corridoi in silenzio con il sole che entrava dalle vetrate con ancora il servizio di pulizia indaffarato nelle faccende… la foto non rende. La colazione forse una delle migliori, insieme a quella dell’ Al Maha, a Luxury Collection Desert Resort & Spa (ne parlerò nel prossimo articolo). Un’ottima selezione di formaggi, uova e salumi per chi ama il salato e tanti tanti dolci. Cosa mi fa dire che è una buona colazione: l’omelette. La prendo sempre in hotel e farla bene non è facile. Questa era proprio buona insieme a un buon cappuccino oat milk altrettanto difficile da trovare.
Per la maggior parte del tempo siamo stati in piscina, io dopo colazione sono andata a fare una passeggiata in spiaggia, Jumeirah è la zona con il mare più bello a Dubai.
La punta di diamante dell’hotel: la SPA. Mi sono concessa un massaggio di un’ora con olii essenziali e questa è stata sicuramente un’esperienza: ti fanno scegliere gli olii per i massaggi tra 5 essenze diverse, puoi scegliere quella da vaporizzare nella stanza e quella da accendere come candela, tutte buonissime. La cabina è curatissima nei minimi dettagli e dopo il massaggio il terapista mi ha consigliato degli esercizi di stretching perchè ero molto contratta. Sono presenti anche una sauna e un bagno turco insieme a una Jacuzzi. Mi sono sentita estremamente coccolata: in queste SPA così grandi non è mai scontato. Il rilassamento post massaggio avviene in questi ovetti con thè datteri e acqua rigorosamente filtrata.
Spa
Spa
Curiosità
A proposito di acqua: l’acqua che viene fornita al mare, in piscina e in camera è tutta filtrata e le bottiglie non sono di plastica usa e getta. Veramente attenti all’ambiente
Fun fact: Il servizio di pulizia occhiali da sole. Si avvicina a mio marito un ragazzo con al collo una strana borsa a forma di occhiali e gli chiede se vuole che gli pulisca l’occhiale da sole. Ale mi guarda come a chiedermi se aveva capito bene. Eh si…. il ragazzo voleva sapere se avevamo bisogno che ci pulisse gli occhiali da sole. Ci ha colti impreparati ma forse avevamo bisogno della pulizia. Eravamo abbastanza increduli, è un servizio che non avevamo mai visto prima.
Quando ho deciso di trasferirmi all’estero non avevo pensato al concetto di “Vita da expat”, concetto che dopo due anni è diventato chiaro. Quando si vive a 6000 km di distanza da quella che hai considerato “casa” per quasi 40 anni, ci sono tanti sentimenti contrastanti: c’è la voglia di far conoscere a amici e familiari la tua nuova vita, i luoghi, lo stile di vita, le persone e la cultura; c’è uno strano senso di “non” appartenere al luogo in cui si vive, c’è il problema linguistico e potrebbe capitare di sentirsi soli soprattutto appena passata l’adrenalina del primo periodo. In questo la tecnologia ci aiuta molto: esistono numerosi gruppi Facebook, profili Instagram che riunisco italiani qui a Dubai come negli altri paesi, seguo di versi profili di persone che vivono in America e Inghilterra e ne parlano spesso. Per molti espatriare non è concepibile, quello che non si conosce lo si evita. Stare lontano dagli affetti è per molti il problema principale, sulla base della esperienza posso dire che “l’amore” non si misura nella quantità di km che si hanno di distanza o del tempo che si trascorre insieme. C’è chi all’estero riesce a crearsi una cosa molto simile alla famiglia, tra expat i rapporti che si creano sono spesso “speciali” ci si aiuta e si trascorre tanto tempo insieme.
Poter fare un’esperienza all’estero è un’opportunità preziosissima ma allo stesso faticosa, affrontarla insieme alla pandemia non è stato facile. Qualche giorno fa ho messo un box domande sul mio profilo Instagram e la domanda più gettonata è stata: come ci sei finita a Dubai? Risposta molto semplice: è stata una scelta. Si è presentata l’opportunità e l’abbiamo presa.
Per ora queste sono le mie prime riflessioni nate di getto e forse un pochino confuse. Miglioreranno.
Dopo 643 giorni mi ritrovo di nuovo davanti a un foglio bianco di Word senza sapere ancora quale sia lo scopo di queste parole. Voglio ripartire da questi 643 giorni in cui sono cambiate tante, troppe cose. Ho pensato spesso se rifare il blog, cambiare nome, cambiare “direzione” ma alla fine ho deciso di mantenere quello vecchio, gli articoli li manterrò perchè sono parti di me e di quello che voglio esprimere. Non so se il blog sia ancora il modo giusto di comunicare sul web ma scrivere è una cosa che mi manca molto: i pensieri, il tempo di impaginazione, la scelta delle foto da abbinare agli articoli, scegliere gli argomenti da trattare sono tutte cose che mi divertivano e che nel tempo ho abbandonato, l’unica cosa che non mi è mancata è l’utilizzo di WordPRess.
Ma facciamo ordine: mi sono trasferita a Dubai. Scorrendo il sito mi sono resa conto che fu il secondo articolo che scrissi, sembra passata una vita.
Cosa si tratterà nel nuovo ladylifestyle?
Della mia nuova vita da expat a Dubai. Del mio percorso da Istruttore di Fitness. Della mia nuova passione per i roller. Di tanti piccole cose che spero troverete interessanti.
Lo so che ormai il blog non è più di moda, le parole hanno lasciato spazio alle immagini: foto, video, V-log, Youtube, IgTv ma io non demordo e dopo alcuni mesi di latitanza sono tornata per parlarvi della mia One night escape a Merano e al mercatino di Natale.
Merano – Mercatino di Natale
Partenza: il bagaglio si compone da uno zaino e da una mini-valigia fatta al volo la mattina stessa, partiamo sempre super leggeri per questi week end.
La prima chicca che vi voglio segnalare è il ristorante che ho scelto per il pranzo del sabato: Osteria Metti a Affi. Ottimo cibo, soprattutto la carne alla brace una loro specialità. Locale e arredamento interno super curato, la particolarità: una piastrella di porcellana decorata ogni giorno dal proprietario per essere utilizzata come segnatavolo con il nome della prenotazione, un’idea che ho trovato originale!
Soggiorno: abbiamo prenotato all’Hidalgo Suites and Restaurant, tramite Booking. Lo consiglio principalmente per la posizione, è perfetto se si vogliono visitare: Merano, Bolzano e Vipiteno che secondo me sono i mercatini più carini e caratteristici dell’Alto Adige. La struttura dista 20 minuti da Merano e dopo aver lasciato i bagagli ci siamo diretti al christmas market.
Hidalgo Suites
Christmas Market
Inizio dicendo che ci sono tantissimi parcheggi coperti, potrebbe sembrarvi una soluzione onerosa ma dovete tenere conto che qui fa molto freddo e per evitare di avere problemi con l’auto abbiamo optato per questa soluzione.
La classica passeggiata in Via dei Portici è sempre magica: come dice il nome una lunga via dello shopping con i portici, tanti ristorantini e negozietti di prodotti locali, speck a gogo.
Le vie, i palazzi e i ponti sono super decorati, musica natalizia in ogni vicoletto, profumo di cannella, vin brulè e chiodi di garofano. Ci siamo immersi per qualche ora nella tipica atmosfera natalizia , quella che ti aspetti in un luogo come questo.
Il mercatino è molto grande ed è situato lungo la riva del fiume, con casine di legno, tanti chioschi in cui consumare prodotti tipici o anche una semplice cioccolata calda vicino ai funghetti di calore… le tazze in cui vengono servite le bevande possono essere acquistate: una buona idea soprattutto perchè decorate con il logo del Mercatino.
La tazza nel mio flatlay
Per chi fosse interessato occorre dire che i prezzi degli oggetti in vendita non sono bassissimi, se si cerca bene ci sono moltissime cosine che si possono acquistare a poco: dalla classica calamita al piccolo omino di zenzero se si vuole acquistare solo un piccolo ricordo.
Merano è molto famosa anche per le sue Terme, se riuscite a inserirle nel vostro itinerario sono sicuramente una tappa fondamentale. Noi per una questione di tempo non siamo riusciti ad andarci, peccato perchè sarebbe stato un’ottimo modo per rilassarsi.
Per un’amante del Natale come me queste giornate mi riempiono il cuore di gioia e di serenitá. Sentire il Natale nell’aria, percepire la felicità nelle persone, sentire ridere i bambini per un Babbo Natale incontrato in strada…credo di essere nata per questo periodo dell’anno!
Ore 00:01 del 9 Agosto, giorno del mio compleanno. Sono a letto e Alessandro, mio marito, in cucina. Il mio cellulare si illumina. Un messaggio whatsapp di Ale: uno screenshot di una prenotazione fatta su booking.com al Westin Palace Hotel per le due notti seguenti. In 10 minuti avevo già pensato a dove cenare, ovviamente al PanEvo, il ristorante interno alla struttura, e a cosa fare in quei due giorni a disposizione. Negli ultimi due anni sono stata spesso a Milano e avevo più volte pensato di prenotare qualche notte qui e di cenare nel loro ristorante: ottimo e con una splendida location, dicevano le recensioni. Ero curiosissima.
12 piani, 196 camere, 35 suite, 1 lounge Bar e il Ristorante PanEvo. Il resort appartiene alla catena americana Marriot, la stessa del Westin Dubai Mina Seyahi in cui ho alloggiato qualche anno fa.
Come accennavo sul post di Instagram la Suite Contemporary in stile moderno, è curata, arredata con gusto, pareti a righe su toni chiari, i quadri appesi sono particolari e adatti al mood della camera, il letto comodo e veramente king. Mi ha colpito la vista sul nuovo Skyline di Milano, i grattacieli di Piazza Gae Aulenti, se amate la ” camera con vista” richiedetela perchè non credo che tutte abbiano questo affaccio. Un’altra particolarità è la macchina per il caffè espresso con 4 cialde a disponibili di gusti diversi, non l’avevo mai trovata in nessun altro hotel.
Non amo troppo le camere in stile classico, che ritengo troppo “pomposee” e “antiche” le preferisco minimal e semplici. Se preferite invece un arredamento diverso potete prenotare tranquillamente camere più classiche.
La camera è ampia, lo spazio giorno con il salottino e il letto è grande come casa mia, cosa che non si può dire del bagno. E’ super completo, lo specchio per il makeup è illuminato, marmo anche nella doccia e tutti gli asciugamani sono perfetti ma ha un lavandino solo e gli spazi strettissimi, chi mi segue da un pò sa che mio marito non è proprio un nano e doveva stare super attento a come si muoveva per non rompere qualcosa.
Per sfuggire alle giornate calde abbiamo utilizzato la palestra, la sua particolarità è l’apertura 24h ma 17° sono veramenti troppi pochi, in tutta la struttura fa veramente troppo freddo sembra di stare in un hotel negli USA. Una delle cose che adoro negli hotel a 5 stelle sono i ristoranti sempre aperti: caprese con la bufala, un piatto di pasta al pomodoro alle quattro del pomeriggio non hanno prezzo. La caprese merita di essere segnalata perchè la mozzarella era buonissima.
Veniamo al punto dolente: in famiglia ci sono pareri contrastanti sugli spazi esterni e sulla hall e spazi comuni, secondo me assolutamente super promossi, mi piace il marmo, i colori, il bar , i divani e i lampadari di cristallo che sono un grande must. Mio marito Alessandro non l’ha apprezzata particolarmente perchè risulta troppo fredda, ma e’ semplicemente un suo gusto personale.
Per quanto riguarda il ristorante PanEVO merita un articolo a parte sia per la location sia per il cibo.
Se mi chiedessero cos’è per me la Toscana risponderei: infanzia, casa, profumo di pini marittimi, i cipressi e gli uliveti interminabili, mare, colline verdi, borghi e castelli.
Carichiamo le valigie, facciamo il pieno alla nostra Focus e partiamo, finestrini abbassati e musica a palla in direzione Costa degli Etruschi.
Alloggio
Quando organizzo questi viaggi “on the road” cerco sempre di prenotare camere o b&b, per questo itinerario ho scelto come base le “Camere di Via Montebello” a Castagneto Carducci, prenotato attraverso il loro sito. Piccolo charming b&b: in classico stile toscano ma elegante, ben curato e studiato nei minimi particolari. La nostra camera del “viaggiatore”: su due livelli, spaziosa, con una bellissima vista sul castello e la Chiesa di San Lorenzo, particolarissima la fragranza presente in tutta la struttura diffusa dai profumatori per ambiente “Acqua di Bolgheri”.
IngressoCameraIngresso
Itinerario
Adoriamo viaggiare in auto perchè ci dà l’enorme vantaggio di poter ammirare i paesaggi o di fermarci quando vediamo qualcosa che ci piace. Avevo studiato l’itinerario la sera prima e avevo già un’idea in testa che siamo riusciti a rispettare: Argentario, Bolgheri, Castagneto Carducci, Punta Ala.
Per tutto il viaggio siamo stati circondati da pini marittimi, cicale, campi di grano e girasoli. Non abbiamo quasi mai percorso l’Aurelia perchè la strada è sconnessa e non molto panoramica, a differenza di quelle interne o più vicine al mare.
Ricordatevi che percorrete riserve naturali e il parcheggio selvaggio è vietato, posteggiatevi solo negli appositi parcheggi, tutti a pagamento.
Bolgheri. Richiederebbe un articolo a parte (sto ancora pensando se farlo o meno). Percorrere il Viale dei Cipressi al tramonto è un’esperienza unica, sia se conoscete e amate Carducci sia se vi piace la natura e la pace. Questo viale collega il mare a Bolgheri e sono circa 5 km di “onde” di sfalto fiancheggiate da migliaia di cipressi secolari, documentandomi ho letto alcuni siti in cui viene nominata come una delle più belle strade del mondo: io la definirei emozionante soprattutto se avete modo di percorrerla con la “luce” giusta. Penso abbia il suo fascino anche d’inverno o a primavera.
Viale dei Cipressi
Il borgo è piccolo, perfetto per una pausa pranzo all’insegna dei classici sapori toscani: tagliere di salumi e formaggi con cantucci e vin Santo. Qui sono un must. Vi ho parlato prima dell’ Acqua di Bolgheri e qui potete trovare il “negozio” con tutte le fragranze e i prodotti: io la definirei come “una boutique del profumo”.
Locale EnotecaVicolo
Castagneto Carducci. Soggiornando ho avuto modo di visitarlo con calma una mattina subito dopo colazione, sono uscita dalla porticina a vetri del b&b e ho scoperto scorci, vicoli e piazzette molto suggestive, la casa di Carducci (visitabile a 2 Euro), le cornici in metallo sparse per tutto il paese dove farsi un selfie ammirando il paesaggio e le targhe con i versi delle sue poesie.
Castello VicoloScorcio
Non amo molto le mete super turistiche, sarei potuta andare a Positano o alle Cinque Terre ma non era il genere di viaggio che volevo. Avrei preso più like su Instagram, probabilmente si: ma perchè vedere i posti che visitano tutti? L’Italia è bella e tutta da scoprire.
Punta Ala Lo Yacht Club di Punta Ala, la sua spiaggia con vista sull’ Isola d’Elba e l’Arcipelago Toscano a farle da cornice.
Populonia. Mi è stata consigliata da Marco, il proprietario della struttura, il borgo è molto piccolo ma è situato a picco sul mare e si può ammirare un bellissimo tramento dal belvedere.
Due parole su cibo e ristoranti
Santo Tripadvisor anche questa volta non mi ha deluso, abbiamo avuto diverse difficoltà a trovare posto nei locali a causa della nostra, anzi mia, super pigrizia.
Utilizzo moltissimo anche TheFork per la prenotazione, super utile con la disponibilità di tavoli e orari. Sono rimasta molto soddisfatta.
Osteria Bonanni – Capounto a Montelupo Fiorentino: trovata per caso durante il nostro viaggio di andata. Colpisce subito il cameriere toscano verace, siede al tavolo e conversa con ogni commensale, il locale è molto caratteristico con i murales alle pareti e i prosciutti appesi. Abbiamo mangiato bene anche se tutto un pò troppo condito e unto, forse il nome deriva da questo.
Mariva Beach Restaurant: Ristorante sulla spiggia del Resort “Riva degli Etrusci”. Location curatissima, locale immersa nella pineta, arredato con legno scuro, tovaglie bianche e grandi candele, un’ atmosfera quasi esotica a San Vincenzo e non me l’aspettavo. Menù prettamente crudo che io non adoro ma cena buonissima.
Mariva Beach RestaurantMariva Beach Restaurant
Osteria Caccia al piano: location perfetta e ottimo cibo. Tra Castagneto Carducci e Bolgheri, si accede dalla strada provinciale attraverso un viale immerso negli ulivi e si parcheggia l’auto in un uliveto. Si può cenare sotto al pergolato tra le vigne o con la vista sul campo di ulivi e sul tramonto. Cena a base di tartufo e fiorentina maremmana. Consigliatissimo.
Caccia al PianoTaglioline al Tartufo
S’a di d’anda: uno dei tanti locali di Castagneto Carducci, menù classico toscano con una serie infinita di bruschette e di salumi diversi, trippa e tartare di chianina. Ideale per una cena veloce e senza troppi fronzoli, tovagliette di carta: classica osteria toscana.
Podere Arduino. Un locale che non sono riuscita a provare (l’ho scoperto troppo tardi): adatto ad un aperitivo pre-cena, non lontano dall’Osteria Caccia al Piano, mi sento di consigliarlo sicuramente per la location e anche per il cibo e il vino vista l’affluenza di persone.
Alessandro non era mai stato in questa zona della Toscana per questo siamo venuti e vi lascio il suo commento: “Molto selvaggia, me l’aspettavo più costruita e invece è molto verde e rustica”. I sapori, i colori e i profumi di un’ Italia poco apprezzata da noi ma amata dagli stranieri: olandesi, inglesi e svizzeri.
Amici del #ladylifestyle bentornati a tutti! Quando prima che partisse ho chiesto a Bianca di poter scrivere un articolo sul suo viaggio non avrei mai immagino di restare “sommersa” dalle sue parole e dalle sue emozioni. Sono sicura che un articolo su Barcellona sarebbe stato interessante ma la città spagnola era solo un pretesto, volevo porre l’attenzione su un altro argomento a me molto caro: donne che viaggiano da sole. Farvi vivere le emozioni di chi ha viaggiato in solitaria per la prima volta, dagli occhi di una ragazza ventenne che zaino in spalla ha affrontato il suo primo volo in aereo, il suo primo viaggio fuori dall’ Italia: senza amiche, fidanzati o genitori. Come vi dirà anche Bianca: speriamo di essere ispirazione per chi il coraggio non ce l’ha ma che vorrebbe farlo.
Come mai hai scelto Barcellona per il tuo primo viaggio da sola?
Ho 23 anni e non avevo mai fatto un vero e proprio viaggio nemmeno con i miei genitori, con il mio ex o con le amiche; quindi quando ho deciso di organizzare il mio viaggio da sola potrai immaginare quanti posti avrei voluto vedere per primi. Essendo la mia prima esperienza di questo tipo cercavo un posto non troppo lontano e abbastanza simile alla mia personalità. La Spagna mi ha sempre affascinata per il suo clima, la sua cultura, la sua lingua e quindi ho deciso di iniziare da lì la ricerca della città da esplorare: Barcellona mi è sembrata perfetta anche per la presenza del mare, da non sottovalutare.
In quanto tempo hai organizzato il viaggio?
Mi sono mossa in fretta, ero convintissima, ho fatto un po’ di ricerche e nel giro di due giorni avevo già prenotato volo e alloggio! Mi bastava questo, per il resto non ho organizzato nulla, volevo vivermela una volta lì, esplorare e decidere giorno per giorno cosa mi piaceva di quella città e cosa mi poteva offrire.
E’ stato costoso come viaggio? Volo, appartamento e extra.
Si è stato costoso come viaggio. Non avevo le conoscenze giuste per organizzare un viaggio low-cost, ho fatto tutto in fretta e ho usato i soli mezzi di prenotazione che conoscevo. Per il volo ho avuto fortuna: era in offerta. Per l’appartamento avrei potuto spendere meno se avessi fatto più ricerche. Extra: è una grande città, ti fai prendere dall’ entusiasmo e risparmiare è dura però alloggiando in appartamento sono riuscita a risparmiare sul cibo: ho fatto una piccola spesa e mi è bastata per tutte le cene della settimana! Per i trasporti ho speso pochissimo: con 10 euro 20 cent ho acquistato, direttamente in metropolitana, una comodissima tessera valida per 10 viaggi con qualsiasi mezzo, in ogni zona della città. Il mio consiglio è di ridurre al minimo l’utilizzo dei mezzi per godervi a pieno la città!
Come funziona AirBnb? Io non l’ho mai usato e sono super curiosa!
So che molti hanno timore e non si fidano, ma è semplicissima e facilissima: ti mostra tutti gli appartamenti nella zona di tuo interesse, il mio consiglio è di leggere attentamente le recensioni e scegliere con criterio. Viaggiando da sola ho scelto la soluzione che prevedesse il proprietario in casa. Il pagamento è avvenuto tramite PayPal, in due rate, metà subito e l’altra metà qualche giorno prima della partenza. L’app fornisce una comodissima chat per dialogare direttamente con il proprietario, con tanto di traduzione in caso di lingue diverse. Con questa feature l’organizzazione è più facile e rapida.
Hai prenotato con AirBnb. Hai valutato solo questa soluzione o anche la prenotazione su booking?
Fin da subito sono stata decisa di prenotare su Airbnb, volevo un contatto diretto con una persona del posto, volevo confrontarmi e creare un legame, quindi booking non l’ho proprio considerato.
Con quali criteri hai scelto l’appartamento? (Vicinanza al centro, recensioni, comodità a servizi o mezzi pubblici, costi….)
Come prima cosa controllavo le recensioni e poi la comodità ai trasporti. Ero abbastanza esigente sul tipo di persona dalla quale volevo soggiornare, ho letto mille recensioni e nessuno mi catturava. Poi ho visto questa casina simile alla mia, ho letto le recensioni ed è stato subito amore! Marta, la proprietaria, vive da sola con un cane e un coniglio (avendo anche io un coniglio sapevo che mi sarei sentita un po’ a casa), scriveva di aver viaggiato parecchio e sono stata subito curiosa di ascoltare la sua storia. Le recensioni la descrivevano come una proprietaria attenta e accogliente. Appena prenotato mi ha scritto per informarsi sull’ orario del mio arrivo per accogliermi e mostrarmi la casa, super gentile! All’arrivo ero in balia di mille emozioni: non mi sembrava vero di essere lì da sola, ero felice ma spaventata allo stesso tempo, Marta è stata bravissima a mettermi a mio agio accogliendomi con un mega sorriso e un caloroso abbraccio. E’ stata una padrona di casa deliziosa e premurosa, ci siamo scambiate i racconti delle nostre vite, mi ha dato consigli sulla città, mi ha arricchita tanto dal punto di vista personale e abbiamo stretto una bella amicizia!
Come valuti la tua esperienza con AirBnb?
L’esperienza di condivisione della casa tramite Airbnb è un modo perfetto per chi viaggia da solo di creare una connessione e un legame con persone affini a noi in giro per il mondo. Io e Marta ci sentiamo spesso, ci scambiamo foto e video dei nostri amici conigli, stiamo anche pensando di fare un viaggio insieme.
Cosa ti ha colpito di più di Barcellona? Luoghi, suoni, profumi, cibo, persone.
Ho passato una settimana a Barcellona con tutti i sensi in allerta: osservavo tutto, toccavo tutto, annusavo, assaggiavo e soprattutto ascoltavo il cinguettio degli uccellini. Piccoli, blu ed emettevano un verso buffissimo! In quei giorni c’era un vento fortissimo, pensavo di aver avuto sfortuna io, ma ho scoperto che c’è sempre e ho iniziato ad apprezzarlo. Ad ogni folata alzavo il viso e mi facevo scompigliare i capelli: anche quelli sarebbero stati piccoli momenti da ricordare. Ho mangiato Waffles a volontà, non perché fossero una loro specialità, ma perché pranzavo spesso in localini specializzati in brunch e li si ritrovano in tutti i menù e in tutte le versioni! Questi locali si trovano ovunque in ogni angolo, piazza o strada, la città ne è piena.
Tappa obbligata: la paella. Vi lascio un piccolo aneddoto di Marta. Mi ha confessato che quasi nessuno sa cucinarla in casa! A suo dire perché ci vuole tanto tempo per prepararla e una padella particolare ma la mia impressione è che sono solo un pò pigri…Avrei tanto voluto imparare a cucinarla ma mi sono dovuta accontentare di mangiarla…così un giorno a pranzo sono andata in un ristorante di pesce. Buona, buonissima, già dal profumo si sente il mare, immaginate mangiarla! Per quanto riguarda le persone che dire, sono un popolo davvero caloroso, sorridente, amorevole… tutti quelli che ho incontrato mi hanno fatta sentire a casa!
Molte ragazze scelgono di non viaggiare da sole perchè “troppo pericoloso, cosa senti di poter consigliare a queste ragazze?
Non lo nego, anche io avevo paura all’ idea di viaggiare da sola, è normale e giustificabile avere questo pensiero… ma io mi sono detta: Bianca devi aspettare qualcuno con cui farlo? Ho sentito il bisogno di aprire la mente, viaggiare, imparare, confrontarmi con gli altri e fare esperienze che mi possano arricchire! Il pericolo può essere ovunque, non per questo dobbiamo smettere di vivere e non fare le cose che vogliamo: bisogna avere buon senso durante un viaggio in solitaria, ma ricordatevi che: NULLA E’ IMPOSSIBILE! Prima di partire ho fatto alcune ricerche per prendere spunto e ispirazione, e sapete cosa ho scoperto? Noi ragazze viaggiamo da sole molto di più dei ragazzi. Abbiamo una grinta e un coraggio pazzesco, siamo sveglie ed intelligenti. Quindi perché non farlo?
Durante il mio viaggio in solitaria a Parigi non sono mai stata fuori la sera. Tu che scelta hai fatto, uscivi la sera?
Durante il giorno non ho mai avuto problemi, ho girato tutta la città quasi sempre a piedi: facevo attenzione alla borsa, alle persone con cui parlavo e ai posti che frequentavo. La sera è un altro discorso, evitavo di uscire da sola, mi sentivo meno sicura. Sono riuscita a godermi la città anche dopo il tramonto grazie a Marta che mi ha accompagnato nei locali tipici per una serata a base di Tapas e Sangria: un classico in Spagna! Qualche sera dopo ho avuto l’occasione di vedere la città insieme a un ragazzo, conosciuto durante un Tour, che mi ha fatto conoscere luoghi e raccontato storie che solo chi vive in una città può sapere. Fare amicizia durante un viaggio è bellissimo, ti permette di vivere il posto attraverso gli occhi di chi ci abita ed entrare a stretto contatto con le loro abitudini.
Personalmente penso che il viaggio in solitaria porti il viaggiatore ad avere maggiore predisposizione a chiacchierare con le persone del luogo e ad essere più aperti.
E’ vero, verissimo, sei da sola e per forza di cose ti ritrovi a parlare con chiunque per qualsiasi motivo: ti apre la mente, ti cambia il modo di vedere le persone e le cose. Sono molto chiusa e volevo essere obbligata a socializzare con qualcuno tutti i giorni, volevo mettermi alla prova e cercare di essere più espansiva e ci sono riuscita! Durante l’intera vacanza ho cercato di uscire dal mio guscio: sorridevo e parlavo con tutti, per creare dei ricordi e magari anche dei legami. Ho dimostravo a me stessa e agli altri di essere sulla strada giusta verso il mio cambiamento. Un grande traguardo per me!
Vi lascio con una Bianca a ruota libera.
DUE PAROLE: ESPERIENZA UNICA.
Prendere e partire da sola mi ha dato una libertà mai avuta prima, mi ha fatto credere in me, mi ha dato dei nuovi sogni e dei nuovi obiettivi. Questo desiderio di viaggiare era lì dentro di me ma non avevo la grinta necessaria per farlo, sempre troppa paura, sempre troppa chiusura mentale e poi… lo dirò sempre: ho avuto la fortuna di conoscere chi mi ha saputo spronare, incoraggiare e motivare a farlo da sola, quindi a mia volta spero di riuscire a ispirare voi a non aspettare qualcuno per fare determinate esperienze: fatelo da sole, che sia in un posto vicino o lontano, che sia per un giorno o un mese, però fatelo! Sentitevi libere, abbiate coraggio di essere chi volete essere, non ponetevi limiti, guardatevi intorno, siate curiose, prendete spunto e non fatevi scappare la possibilità di fare nuove scoperte! Durante il mio piccolo viaggio ho conosciuto persone da parti diverse del mondo, ho ascoltato le loro storie e raccontato la mia, ho condiviso momenti, ho scoperto posti, assaggiato cibi e bevande e ho goduto di ogni attimo al massimo. Ho stupito me stessa per essere riuscita a farlo, mi sono conosciuta più a fondo, mi sono messa alla prova, sono cresciuta. Ho 23 anni e questa è stata la mia prima esperienza di viaggio, la prima di tante altre perché ora ho capito che il mondo è tutto da scoprire e non voglio perdermelo!